
In foresta
Dalle foreste secolari alle nostre tavole:
La prima e fondamentale fase per la lavorazione del sughero è l’estrazione della materia prima. Questa fase consiste nel recupero del sughero dal tronco delle querce e viene effettuata tra maggio e agosto quando l’estrazione è più semplice e l’albero subisce meno danni.
Per eseguire questa operazione ci vuole una notevole esperienza per evitare di danneggiare il tronco ed il sughero stesso. Viene usata generalmente un’accetta o dei coltelli affilati da operai specializzati, chiamati estrattori. Vengono fatti si articola due tagli orizzontali uno alla base del tronco e in alto, e poi verticali. Poi si fa leva con il manico dell’accetta per staccare la corteccia.
L’operazione viene eseguita generalmente ogni 10-12 anni, ma non prima che il tronco abbia raggiunto una circonferenza di 30 o 40 cm quindi mai prima del 20° anno di ettà della pianta. La prima volta , che si estrae il sughero da una pianta questo viene detto sughero maschio, vergine o sugherone. E’ di scarsa qualità, risulta legnoso, quindi non adatto a una lavorazione di alti livelli e viene generalmente macinato
Ma è quando la pianta ha già subito precedenti estrazioni che da il meglio di se producendo il sughero chiamato gentile o femmina. Questo risulta elastico, liscio, leggero, gentile, lavorabile ma allo stesso tempo impermeabile e isolante. E’ perfetto per le nostre lavorazioni e può entrare a pieno titolo nel nostro processo di fabbricazione
In azienda: le fasi preparatorie
Dopo le fatiche dell’estrazione in foresta il sughero trasportato per essere selezionato e separato, in base alle caratteristiche qualitative, e classificato per le successive lavorazioni separando quello buono, da quello inferiore e da quello destinato alla macinazione.
Il sughero gentile viene accatastato e lasciato stagionare per un periodo che va dai sei mesi ai due anni, durante il quale le plance perde l’umidità.
Dopo questo periodo, il sughero è pronto per la bollitura, che viene fatta per purificare le plance eliminando i parassiti contenuti nella corteccia, il tannino e altre sostanze. La bollitura avviene per circa un’ora, in caldaie o vasche rivestite di rame o in acciaio inox, riempite di acqua che viene scaldata fino a circa 100°. All’uscita dalle vasche il sughero oltre ad essere “sterilizzato” acquista una morbidità che gli permette di appiattirsi grazie al proprio peso una volta riaccatastato.
In azienda: la definizione del tappo
Una nuova classificazione prevede di portare il sughero di qualità sufficiente ad essere trasformata in tappi verso i processi di taglio. Il primo taglio consiste nella “tiratura in bande” (delle strisce di sughero) che a loro volta vengono o direttamente fustellate oppure prima tagliate in quadretti (quadrettatura) per poi essere fustellate.
La fustellatura (manuale o meccanizzata) infine da origine al turacciolo grezzo.
In azienda: le rifiniture finali
Il turacciolo grezzo deve infine essere rifinito, rettificato, levigato, lavato e talvolta sbiancato ( a seconda delle richieste della clientela). Spesso vengono richieste smussature , trasformazioni coniche, forature, o altre lavorazioni personalizzate. Il tutto sotto il controllo costante di personale specializzato.
I tappi a testina infine devono essere incollati alla testina stessa. L’operazione in questo caso veniva eseguita manuale utilizzando una pistola per colla a caldo naturali. Oggi attraverso un nuovo macchinario vengono disposte le testine ed i tappi e l’incollaggio avviene in maniera automatica.

In foresta
Dalle foreste secolari alle nostre tavole:
La prima e fondamentale fase per la lavorazione del sughero è l’estrazione della materia prima. Questa fase consiste nel recupero del sughero dal tronco delle querce e viene effettuata tra maggio e agosto quando l’estrazione è più semplice e l’albero subisce meno danni.
Per eseguire questa operazione ci vuole una notevole esperienza per evitare di danneggiare il tronco ed il sughero stesso. Viene usata generalmente un’accetta o dei coltelli affilati da operai specializzati, chiamati estrattori. Vengono fatti si articola due tagli orizzontali uno alla base del tronco e in alto, e poi verticali. Poi si fa leva con il manico dell’accetta per staccare la corteccia.
L’operazione viene eseguita generalmente ogni 10-12 anni, ma non prima che il tronco abbia raggiunto una circonferenza di 30 o 40 cm quindi mai prima del 20° anno di ettà della pianta. La prima volta , che si estrae il sughero da una pianta questo viene detto sughero maschio, vergine o sugherone. E’ di scarsa qualità, risulta legnoso, quindi non adatto a una lavorazione di alti livelli e viene generalmente macinato
Ma è quando la pianta ha già subito precedenti estrazioni che da il meglio di se producendo il sughero chiamato gentile o femmina. Questo risulta elastico, liscio, leggero, gentile, lavorabile ma allo stesso tempo impermeabile e isolante. E’ perfetto per le nostre lavorazioni e può entrare a pieno titolo nel nostro processo di fabbricazione
In azienda: le fasi preparatorie


Dopo le fatiche dell’estrazione in foresta il sughero trasportato per essere selezionato e separato, in base alle caratteristiche qualitative, e classificato per le successive lavorazioni separando quello buono, da quello inferiore e da quello destinato alla macinazione.
Il sughero gentile viene accatastato e lasciato stagionare per un periodo che va dai sei mesi ai due anni, durante il quale le plance perde l’umidità.
Dopo questo periodo, il sughero è pronto per la bollitura, che viene fatta per purificare le plance eliminando i parassiti contenuti nella corteccia, il tannino e altre sostanze. La bollitura avviene per circa un’ora, in caldaie o vasche rivestite di rame o in acciaio inox, riempite di acqua che viene scaldata fino a circa 100°. All’uscita dalle vasche il sughero oltre ad essere “sterilizzato” acquista una morbidità che gli permette di appiattirsi grazie al proprio peso una volta riaccatastato.
In azienda: la definizione del tappo
Una nuova classificazione prevede di portare il sughero di qualità sufficiente ad essere trasformata in tappi verso i processi di taglio. Il primo taglio consiste nella “tiratura in bande” (delle strisce di sughero) che a loro volta vengono o direttamente fustellate oppure prima tagliate in quadretti (quadrettatura) per poi essere fustellate.
La fustellatura (manuale o meccanizzata) infine da origine al turacciolo grezzo.


In azienda: le rifiniture finali
Il turacciolo grezzo deve infine essere rifinito, rettificato, levigato, lavato e talvolta sbiancato ( a seconda delle richieste della clientela). Spesso vengono richieste smussature , trasformazioni coniche, forature, o altre lavorazioni personalizzate. Il tutto sotto il controllo costante di personale specializzato.
I tappi a testina infine devono essere incollati alla testina stessa. L’operazione in questo caso veniva eseguita manuale utilizzando una pistola per colla a caldo naturali. Oggi attraverso un nuovo macchinario vengono disposte le testine ed i tappi e l’incollaggio avviene in maniera automatica.